26 gennaio 2010
A proposito del rimpasto in Giunta
Ecco un comunicato che il gruppo consiliare del PD di Mondovì ha invitato oggi ai giornali:
Salutiamo e auguriamo buon lavoro alla dottoressa Cusan,
persona perbene che ha cercato in diverse situazioni di coinvolgere i
consiglieri comunali nelle attività di sua competenza: pensiamo ad esempio alla
revisione del regolamento dei Centri Anziani e all’attività recente di modifica
del regolamento dell’asilo nido.
Nell’accogliere la nomina dell'Avv. Rossi ad assessore con
deleghe all’urbanistica e all’ambiente, non possiamo esimerci dal porre alcune
questioni problematiche:
1)
Come mai non si è deciso di dare ottemperanza all’art. 12
dello Statuto Comunale, il quale prevede, al comma 1, la necessità di adempiere
al principio di uguaglianza sostanziale mediante la promozione delle pari
opportunità tra donna e uomo? Non era forse possibile scegliere un’assessore al
femminile, magari traendone “ispirazione” dalla celeberrima Consulta del
Sindaco?
2)
Qual è il motivo per cui non si è provveduto ad un passaggio
di deleghe fra i due assessori tecnici, preferendo invece attribuire
all’assessore Borsarelli le deleghe precedentemente di competenza della
dott.ssa Cusan? Non sarebbe stato più opportuno valutare, nel complesso del
quinquennio, l’operato dell’assessore Borsarelli, invece di “spostarlo ad altre
competenze”?
3)
In che modo verrà portato avanti quanto fatto e previsto nei
tavoli di lavoro fino a pochi giorni fa di competenza dell’assessore
Borsarelli, dalla questione Madonnina al nuovo appalto per la raccolta e lo
smaltimento dei rifiuti, per poi finire con il tavolo di lavoro per una
revisione critica del Piano Regolatore (mai convocato)? Forse il Sindaco non
era soddisfatto del lavoro del suo precedente assessore? Forse è una prima
“contromisura” dell’Amministrazione in vista dell’esito delle Elezioni
Regionali del prossimo marzo?
4)
Non era meglio mantenere, per la sua delicatezza, la delega ai
Servizi Sociali nelle mani di un tecnico? Viceversa non c’è il rischio che tale
Assessorato, così importante e funzionale per il bene della città, possa finire
“triturato” dalle beghe politiche che coinvolgono PDL e Lega da una parte e
l’UDC dall’altra?
Firmato: Paolo Magnino, Luca Belvolto, Davide Ghirardi, Stefano
Tarolli
25 gennaio 2010
Domenica si elegge il nuovo coordinatore del PD di Mondovì
E’ convocata per domenica 31 gennaio alle 14.45 l’assemblea
degli iscritti del Circolo PD di Mondovì per rinnovare il coordinatore e il
coordinamento cittadino del Partito Democratico. La convocazione dell’assemblea
arriva a seguito delle dimissioni – avvenute nel mese di dicembre – di Davide
Ghirardi dalla carica di coordinatore, il quale ci spiega le ragioni di questa
sua scelta:“Poco prima di Natale ho assunto il ruolo di presidente
provinciale del partito. Visto che sono sempre stato contrario all’accumulo
degli incarichi, siano essi politici oppure nomine in enti o consorzi, ho
deciso di dimettermi dal ruolo di coordinatore del Circolo di Mondovì. A mio
avviso ciò dovrebbe valere sempre, sia quando l’attività svolta è a
titolo volontario e senza oneri per alcuno come in questo caso, e ancor più in quelle situazioni dove sono
previsti emolumenti o prebende. Per quel che mi riguarda, quindi, ho
semplicemente voluto mettere in pratica un comportamento coerente.”
L’assemblea si terrà presso la sede monregalese del Partito
Democratico in via Rinchiuso 2 e prevederà un saluto iniziale del segretario
provinciale Alessandro Parola, a cui seguirà la presentazione delle candidature
alla carica di coordinatore cittadino. Il seggio per le votazioni sarà aperto
dalle 15.00 alle 19.00 e, oltre al nuovo coordinatore, verrà votato anche il
coordinamento del circolo, che sarà composto dalle 14 donne e dai 14 uomini che
risulteranno più votati dagli oltre 130 iscritti al PD di Mondovì.
2 novembre 2009
I Giovani Democratici di Mondovì replicano alla lettera della Lega Nord
… sul contestato ambulatorio medico volontario aperto da alcune Associazioni monregalesi
Trovarci
davanti a questa lettera ci ha dato l’impressione di essere al cospetto
di un manifesto propagandista il cui unico obiettivo è inneggiare
all’odio razzista, senza nessun riguardo per gli effetti concreti dei
concetti in esso espressi. Rispettiamo il pluralismo delle idee, ma se
esse vengono generate da un’attenta e matura riflessione.
“Le parole sono importanti” come diceva un noto regista,
e ora cercheremo di analizzarle nella forma in cui sono state espresse
dal partito leghista nel tentativo di evidenziare gli effetti nascosti
che la loro nerboruta esposizione ha abilmente camuffato.
1. “…stupore …”?
Crea davvero stupore che un’associazione cattolica si senta in dovere di preoccuparsi delle persone più disagiate ?!?
2. “…non possono o non vogliono rivolgersi alla struttura sanitaria pubblica.””
Com’ è possibile che in uno stato moderno in cui l’Articolo 32 della Costituzione recita -
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività” - esistano persone che non hanno la possibilità di esercitare il proprio diritto ad essere curati?!?
Inoltre, curare la persona non è solo nell’interesse individuale del
malato, ma è fondamentale per la tutela della salute pubblica: è solo
grazie ad una medicina a tutti disponibile che nell’ultimo secolo le
cause di mortalità non sono più determinate in modo maggioritario da
malattie epidemiche.
Egoisticamente parlando: “è bene curarli onde evitare che ci infettino”
3. “…Grazie al Ministro Maroni, l’immigrazione clandestina è ora un reato punibile con ammenda ed espulsione…””
Certo, Maroni si è occupato di rendere illegali i clandestini, ma non
ha sicuramente risolto la presenza di questi in Italia. Essi sono un
problema reale, che deve essere affrontato concretamente per la nostra
stessa tutela.
Diventare ciechi davanti ad una questione che fa soffrire è un modo immaturo per non fronteggiare il problema stesso.
4. “Ancora una volta queste associazioni si comportano in modo razzista verso i monregalesi...””
Inneggiare al razzismo delle associazioni umanitarie è un paradosso in
termini: esse si occupano per antonomasia dei soggetti più deboli, e
questo non certo per razzismo nei confronti di chi una tutela già ce
l’ha.
A casa nostra questa si chiama CIVILTA’, non razzismo.
5. “… soprattutto anziani, che per una visita specialistica in
ospedale devono prima di tutto pagare e solitamente attendere il loro
turno anche dei mesi!””
Per le fasce sociali monregalesi più disagiate esistono già delle
tutele, guarda caso una di queste è l’esenzione dal ticket per gli
anziani con un reddito inferiore a 36.000 euro l’anno. Ditemi voi
quanti anziani conoscete che dovrebbero pagare il ticket… al massimo il
problema concreto è la disinformazione riguardo a queste forme di aiuto
sociale.
Inoltre i nostri “vecchietti”, per qualsiasi problema di salute, hanno
a disposizione un medico di famiglia, il quale eventualmente valuterà
l’esigenza di un’opinione specialistica.
In questo contesto attaccare il nuovo servizio della Caritas
accusandolo di essere una forma di favoreggiamento per i fantomatici
clandestini a discapito degli anziani è semplicemente un’illusione.
Quello che viene offerto non è un servizio specialistico, ma è un
servizio di base che si pone l’ obbiettivo di contenere i problemi
sanitari che insorgono nella collettività. È composto per di più da
medici volontari (quindi non stipendiati) che sono disposti ad offrire
il loro contributo a chiunque ne abbia l’ esigenza, anche a chi ha
difficoltà ad usufruire della tutela sanitaria che il monregalese ci
offre.
Se siete arrivati a leggere fino a questo punto vorremmo ora porvi una
domanda: siete ancora convinti dell’illegittimità e del favoreggiamento
offerto da quest’iniziativa?
Detto ciò riteniamo più che utile la presenza delle Forze dell’Ordine
all’interno dei locali adibiti a tale scopo, esse però devono essere
incaricate di proteggere gli operatori e di verificare l’eventuale
presenza di soggetti pericolosi, e non devono certo essere inviate con
l’obiettivo di ostacolare o di offuscare il prezioso servizio che stato
offerto alla nostra comunità.
Giovani Democratici di Mondovì
2 novembre 2009
Il PD dice la sua sull'ambulatorio medico volontario
Il comunicato della Lega Nord è la conferma lampante di quanto è chiaro da tempo: Lega e leghisti usano l’argomento religioso (i riti tradizionali, la religione cattolica come tratto identitario di un “popolo”, etc…) per scopi profondamente irreligiosi. Credono nel dio Po e nel suo profeta Bossi, predicano strani vangeli della paura e brandiscono il crocefisso come una spada (ovvero “contro” qualcuno: un assurdo). Purtroppo per loro la fede vissuta, quando ispira gesti concreti ed organizzati, ossia azione coerente, li smentisce. Sorvolando su divagazioni, eccessi, omissioni (presenti peraltro in massa nella storia della Chiesa) ogni associazione o gruppo che davvero si ponga il problema di agire evangelicamente, alla fine usa lo stesso, caro, vecchio stile di azione. Ossia: di fronte ad una emergenza sociale od economica (o tutte e due) registra chi, nella concretezza della storia presente, sia “ultimo”, sofferente, in difficoltà, e lasciando da parte qualunque considerazione politica, di opportunità o di ideologia, si rimbocca le maniche e cerca di provvedere. E’ un criterio semplice, che però ha sempre dato molto fastidio. Di solito a lamentarsi sono stati i detentori del potere, ossia quelli che avevano la responsabilità delle magagne che così venivano alla luce. Nell’Unione Sovietica le opere sociali religiose erano ferocemente represse: secondo la propaganda ufficiale infatti non avevano ragione di esistere, perché il socialismo aveva abolito la povertà ed i problemi sociali (anche se poi la gente moriva di fame). Nel regime hitleriano l’azione caritativa universale non era compatibile con la vigente visione ideologica della società, divisa in un “noi” dai capelli biondi e negli “altri” ubermenschen, privi di diritti e di dignità (non è una favola: è stato sessant’anni fa, con 6 milioni di sottouomini uccisi).
Così, ci pare, è l’iniziativa della Caritas e dei Medici Cattolici. Perfettamente limpida, e come tutte le cose limpide e coerenti non lascia l’ambiente tranquillo, ma dà scandalo, crea divisioni, polemiche, fratture. Va da sé che siano fratture salutari, “profetiche”: nel senso che dicono la verità, dicono che “il re è nudo”, contro ogni possibilità di smentita.
Quali sono, dunque, le verità svelate ? Primo: che la sciagurata legge che rende la clandestinità un reato, adottata per compiacere le masse (?) leghiste, come abbondantemente denunciato a suo tempo dal PD, crea sofferenza, ingiustizia e lede l’obbligo costituzionale ed umano alla solidarietà verso chi soffre (di qualunque colore sia la sua pelle). Chi non si è ancora regolarizzato (la burocrazia italiana è inesorabile anche con gli stranieri) ha paura di finire denunciato, e se si ammala – terribile a dirsi, ce ne rendiamo conto ? – evita l’ospedale. Non è uno spauracchio creato ad arte dalle “sinistre”, lo riscontrano puntualmente i seri operatori della sanità italiana: è perfettamente vero. Secondo: la Sanità italiana, sotto i colpi delle intelligenti (?) riforme regionaliste, perde colpi. Se nascono ambulatori caritativi per i disagiati, è ovviamente perché i disagiati (ce ne sono di stranieri e di “padani”) non riescono più ad essere coperti adeguatamente. E’ una cocente sconfitta per il governo attuale, un fatto di cui provare vergogna, un’ottima ragione per cospargersi il capo di cenere. Invece cosa fa il principale puntello del governo di destra del nostro povero Paese (la Lega), a Mondovì ? Se la prende con i cattolici attivi che si sbattono per gli “ultimi”, farneticando di “razzismo verso i monregalesi”, abituati ad essere “gli ultimi a casa nostra”.
E’ angosciante la chiusura del comunicato leghista, per gli echi francamente persecutori, e che pertanto lasciamo senza commento (chi legge sarà così intelligente e coscienzioso da giudicare da sé): “chiediamo alle Forze dell’Ordine di effettuare controlli nei giorni di apertura dall’ambulatorio, per verificare la regolarità di questi pazienti”.
L’intelligenza e la buona coscienza non sono morte nel nostro Paese, la Lega non passerà, la nostra cara Italia non diventerà mai un deserto di razzismo diventato regime.
Il coordinamento del Partito Democratico, Circolo di Mondovì
30 ottobre 2009
Liceo "Vasco" di Mondovì: interrogazione in Provincia sulle scelte passate e sul futuro
Fare chiarezza sulle scelte del passato, monitorare il livello di
sicurezza attuale e individuare le soluzioni e le tempistiche che
saranno adottate dall’Amministrazione Provinciale per risolvere in modo
definitivo la questione della sede del Liceo “Vasco” di Mondovì con la
realizzazione di una nuova struttura: queste le richieste avanzate dai
consiglieri del Pd-Impegno civico in un’ interrogazione presentata in
Provincia.
Nel documento i consiglieri ricordano come, nelle scorse settimane, si
sia assistito a un articolato dibattito tra la Regione e la Provincia
di Cuneo che ha visto la Regione impegnata per confermare l’importo del
contributo economico per la realizzazione della nuova sede del “Vasco”
reperendo i fondi nelle operazioni di assestamento del bilancio
regionale.
Viene ribadito come attualmente la struttura scolastica che ospita gli
studenti presenti criticità notevoli più volte messe in rilievo dagli
stessi utenti del Liceo e ripercorso l’iter tortuoso scelto per fornire
soluzione al problema: “Negli anni si è assistito a un balletto di sedi
potenzialmente adatte per essere scelte come sede della nuova struttura
del Liceo “Vasco” a partire dall’accordo quadro con la Provincia su cui
si è espresso il Consiglio Comunale di Mondovì nel 2004 relativo alla
sede dei “Passionisti” fino all’accordo firmato nel 2008
dall’Amministrazione comunale di Mondovì con la Provincia e l’Asl Cuneo
1 per la ricollocazione dello Scientifico nei locali del vecchio
ospedale del “Gallo”.
In merito alla questione che interessa decine di persone tra studenti,
operatori della scuola e famiglie e su cui non è più possibile
procrastinare ulteriormente scelte nette e definite per un tema così
delicato i consiglieri chiedono di conoscere se corrisponde al vero
che, ancora nella primavera 2009, sono state finanziate consulenze
relative ad analisi per la individuazione di siti atti ad ospitare il
Liceo “Vasco” e, in caso di risposta affermativa, quale sia la logica
di tale mandato. Si richiede anche di conoscere se risponda al vero
che, nell’Accordo di programma del 2004, la decisione finale assunta da
Provincia e Comune di dar corso al trasferimento del Liceo in zona
Passionisti, mediante un insieme articolato di lavori, fosse per legge
vincolante e, a carico del soggetto attuatore dell’accordo, la
Provincia, venisse espressamente indicato l’impegno a concludere le
ristrutturazione entro il 2008. Si richiede poi di sapere i motivi per
cui si sia abbandonata una soluzione operativa approvata, provvista di
copertura finanziaria garantita dall’alienazione degli immobili che si
sarebbero liberati con il piano dei trasferimenti.
Mino Taricco, primo firmatario dell’interrogazione, spiega il senso
delle richieste avanzate guardando al presente e al futuro del liceo
“Vasco”: “Vogliamo conoscere se esistano i requisiti minimi di
sicurezza per la struttura attuale del Liceo e per la sua succursale
che risulterebbe essere dotata di locali ancor più fatiscenti e,
qualora vi siano delle criticità, si richiede di sapere quali azioni
sono state e saranno messe in atto per garantire la sicurezza degli
utenti dell’Istituto. Si richiede inoltre di conoscere nel dettaglio le
soluzioni e le tempistiche che saranno adottate dall’Amministrazione
Provinciale per risolvere in modo strutturale la questione della sede
del Liceo “Vasco” con la realizzazione di una nuova struttura”.